Cyber-bullismo, è boom di falsi allarmi in Emila Romagna

By 2 Febbraio 2019Gender

Un dato interessante, relativo al cyber-bullismo, ha interessato in questo 2018 appena passato, l’Emilia-Romagna: il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Emilia-Romagna  ha constatato che i casi accertati, su tutti quelli denunciati, sono stati effettivamente solo due, mentre, nel 2017, si contavano 33 segnalazioni in tutta la Regione.

La diminuzione, più che ad un’adeguata opera di prevenzione, è dovuta al fatto che la Polizia Postale, dopo numerosi falsi allarmi, ha dovuto spiegare e avvertire chi lanciava segnalazioni, che “non tutto è bullismo”. Insomma ci sarebbe una sorta di disinformazione di fondo, che si evince dal fatto che spesso molti genitori fanno rientrare nel concetto di bullismo anche una semplice lite occasionale, seppure concitata, e da qui partono le segnalazioni inappropriate.

In parte, ciò potrebbe essere dovuto proprio alla legge sul cyber-bullismoDisposizioni per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni del bullismo e del cyberbullismo, entrata in vigore il 18 giugno 2017 che, anziché chiarirne l’oggetto del reato, ha contribuito a creare confusione, come ha affermato anche la prima firmataria della legge, la senatrice Pd Elena Ferrara. In un’intervista al settimanale Tempi, la senatrice avverte che la norma «non è più rivolta ai minori, come prevedeva la versione originale, approvata all’unanimità al Senato, ma è rivolta a tutti». Questo sicuramente non ha aiutato a delineare, comprendere e diffondere il concetto di “cyber-bullismo” e potrebbe essere tra le cause di questo boom di falsi allarmi.

Di contro, questa stessa ambiguità ha rischiato di creare un clima censorio, arrivando a far rientrare una moltitudine di elementi di gravità e sfumature diverse sotto tale dibattuto concetto: «Un blog scomodo, un commento troppo colorito sul forum, una conversazione un po’ ardita tra maggiorenni su Whatsapp, qualsiasi pubblicazione di dati a opera di maggiorenni, qualsiasi notizia data su un blog o su una testata, e che riguardano maggiorenni, ricadranno in quella definizione [di cyber-bullismo, ndr] e sarà la fine del diritto di manifestare liberamente le proprie idee», come ha sottolineato Fulvio Sarzana su Il Fatto Quotidiano. Ma di tutto questo non si può non ringraziare anche le numerose associazioni Lgbtq, i cui progetti “educativi” sono lautamente finanziati dalle Regioni e che, con la scusa della prevenzione del bullismo e del cyber-bullismo, poi proninano nelle scuole, l’ideologia gender tout-court, aggiungendo confusione a confusione.

Manuela Antonacci

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