LA NUOVA BUSSOLA QUOTIDIANA – Vittoria per Tinslee, il supporto vitale rimane

Con un voto di 2-1, la Seconda Corte d’Appello di Fort Worth ha proibito al Cook Children’s Medical Center di staccare la ventilazione alla piccola Tinslee Lewis contro la volontà della famiglia. I giudici rimandano il caso al tribunale di grado inferiore. E intanto il Partito Repubblicano del Texas si impegna ad abrogare la letale “Regola dei 10 giorni”.

È arrivata una vittoria, sebbene ancora temporanea, per Tinslee Lewis, la piccola di quasi 18 mesi affetta da una rara patologia cardiaca e al centro di una causa legale in Texas. Venerdì 24 luglio, la Seconda Corte d’Appello di Fort Worth, con un voto di 2-1, ha emesso un’ordinanza restrittiva nei confronti del Cook Children’s Medical Center, con la quale si proibisce all’ospedale di staccare la ventilazione alla bambina contro la volontà della famiglia, almeno fino alla conclusione dell’intero processo.

I giudici d’appello hanno ordinato alla corte di grado inferiore, il 48° Tribunale Distrettuale, di riesaminare la causa nel merito sulla base dei rilievi esposti nelle 148 pagine dell’opinione di maggioranza, scritta dal giudice Wade Birdwell, a cui si è unito il collega Mike Wallach. In disaccordo, invece, il terzo giudice, Lee Gabriel.

Il giudizio della corte dà alla famiglia di Tinslee la possibilità di continuare a sfidare la cosiddetta “Regola dei 10 giorni” (10-day Rule) vigente in Texas. Questa norma, è bene ricordarlo, dà agli ospedali la possibilità di staccare unilateralmente i supporti vitali e prevede che i familiari – dal momento del preavviso formale da parte del nosocomio – abbiano solo 10 giorni di tempo per trovare un’altra struttura disponibile ad accogliere il loro caro o per presentare ricorso in tribunale.

Birdwell e Wallach hanno dunque trovato fondate le argomentazioni della squadra legale della famiglia Lewis, che lamenta comprensibilmente una lesione del diritto alla vita e al giusto processo. In merito a quest’ultimo punto, i giudici hanno rilevato che la madre di Tinslee, Trinity Lewis, ha dimostrato «la mancanza di un ragionevole preavviso e di una significativa possibilità di essere ascoltata».

I giudici hanno inoltre rigettato il ragionamento capzioso del Cook Children’s, secondo cui il diritto alla vita non sarebbe implicato nel caso di Tinslee, in quanto la sua eventuale morte sarebbe causata dalla sua malattia e non dal distacco della ventilazione. Al di là di ciò che porterebbe alla morte, «il diritto alla vita è chiaramente implicato» – si legge nell’opinione di maggioranza – ogni volta che il paziente o il suo rappresentante legale si oppone al distacco dei sostegni vitali. In questo senso, l’ospedale «confonde il consenso iniziale di un paziente al trattamento sanitario con la continuazione di tale trattamento nel contesto di un sostegno vitale». Dunque, «poiché il trattamento di sostegno vitale è già iniziato con il consenso della madre e continua da qualche tempo, non vi è dubbio che il sostegno vitale sia ciò che la mantiene attualmente in vita in conformità con i desideri della madre». Ci sarebbe da aggiungere una considerazione sul valore intrinseco della vita umana – a prescindere dal desiderio o meno di preservarla – ma è già molto, di questi tempi, che i giudici abbiano riconosciuto l’ingiustizia che commetterebbe il Cook Children’s nel rimuovere la ventilazione.

Mamma Trinity si è detta «grata» per questo giudizio d’appello che le consentirà di continuare a «combattere per mia figlia». E Texas Right to Life, l’organizzazione pro vita che sta assistendo la famiglia, «ringrazia Dio che la corte abbia concesso più tempo alla piccola Tinslee e a tutti gli altri pazienti vittime della Regola dei 10 giorni», ritenuta colpevole di aver «derubato innumerevoli pazienti del loro Diritto alla Vita e al giusto processo. Preghiamo che il tribunale revochi la letale Regola dei 10 giorni» nella prosecuzione della causa.

È presto per dire che questo auspicio si concretizzerà, ma certamente Tinslee – che secondo i medici e il comitato etico del Cook Children’s avrebbe dovuto essere condotta alla morte nel novembre scorso – sta con la sua vita rimettendo in forte discussione quella norma, inserita in una legge del 1999 nota come TADA (Texas Advance Directives Act) e firmata dall’allora governatore repubblicano George W. Bush. La novità di questi giorni, dopo l’intervento a gennaio del governatore Greg Abbott e del ministro della Giustizia Ken Paxton (il quale ha elogiato il verdetto del 24 luglio), è che il Grand Old Party sembra sempre più deciso ad abrogare la 10-day Rule. Per la prima volta, infatti, nella Convention dei Repubblicani del Texas si è inclusa la suddetta abrogazione tra le 15 priorità legislative del partito.

Ermes Dovico

30 luglio 2020

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