“Incoerenti”, il giudice bacchetta i sindaci ribelli

By 22 Gennaio 2019Migranti e povertà

Il merito del decreto Salvini è dare oggettività alla richiesta di protezione internazionale e snellire le pratiche. Quello che i sindaci Pd chiedevano ai parlamentari. Eppure, ora che è realtà, solo perché l’ha realizzato un ministro non di Sinistra, si grida alla disobbedienza. “Tanto vale che abbiano il coraggio di contestare tutto il sistema che in Italia è in piedi dalla Turco-Napolitano, non certo da Salvini”. Parola del giudice Alfredo Mantovano che alla Nuova BQ bacchetta anche il filosofo Cacciari: “Sembra non aver letto il decreto…”.

«Ai sindaci dico: siate coerenti fino in fondo e contestate il sistema di ingressi regolari in questo Paese, la cui normativa esiste da 20 anni. Non certo da quando c’è Salvini». Parola di giudice. Il nuovo fronte aperto dai sindaci di Sinistra contro il decreto sicurezza del Ministro degli Interni sembra la classica sceneggiata italiana: quando al governo c’era la Sinistra erano gli stessi primi cittadini del Pd a chiedere una maggiore oggettività nella concessione dei permessi. Adesso che la stretta è arrivata dal Ministro dell’Interno leghista si grida alla violazione del diritto umanitario. Succede nel nostro Paese e non c’è da stupirsi più di tanto. Semmai ci sarebbe da chiedersi per quale motivo i sindaco capitanati da Leoluca Orlando non si siano mossi prima.

E’ sulla base di queste evidenze che il giudice Alfredo Mantovano, con un passato da sottosegretario all’Interno nei governi Berlusconi, attualmente vicepresidente del Centro studi Livatino, parte per il suo ragionamento in questa intervista alla Nuova Bussola Quotidiana.

Giudice Mantovano, Salvini si trova con un nuovo fronte aperto: i sindaci minacciano di disobbedire all’applicazione delle nuove norme sulla concessione della cittadinanza. Ma davvero è incostituzionale?

Metto da parte questo argomento perché non è nelle competenze di un primo cittadino sollevare questioni di incostituzionalità verso una legge. Può agire in giudizio, come qualunque cittadino, poi però è il giudice che semmai pone il problema di legittimità alla Consulta. Quindi il tema dell’incostituzionalità eventuale del decreto sicurezza mi sembra prematuro da affrontare.

Ma da Leoluca Orlando in giù i toni sono molto esacerbati. 

Partiamo dalla sostanza: si contesta l’articolo 13 del Decreto Salvini, che dice  che finché non viene riconosciuta una qualche forma di protezione internazionale, dunque finché è in corso l’istruttoria da parte delle Commissioni asilo del Viminale, non viene concessa l’iscrizione all’anagrafe che dà il diritto di godere delle provvidenze di integrazione che spettano a qualunque straniero regolare presente in Italia.

Si grida alla violazione del diritto umanitario…

Ma non è vero. Ai richiedenti asilo viene concessa l’assistenza sanitaria, il vitto e l’alloggio come sempre, quindi non c’è nessun richiedente asilo che si troverà in mezzo a una strada.

Dov’è allora la novità?

Rispetto al passato è che non potendosi iscrivere all’anagrafe non hanno gli strumenti di integrazione, che hanno quelli che risiedono permanentemente sul suolo italiano parificati ai cittadini. Questo è il nocciolo della questione.

Facciamo un passo indietro: perché Salvini ha introdotto questa misura?

L’insieme del decreto che porta il suo nome punta a rendere il più rapida possibile la risposta alla domanda di asilo, e quindi a non permettere il radicamento a una persona che in larga parte dei casi ha proposto una domanda infondata, e quindi va espulso.

Come?

Moltiplicando ad esempio il personale delle commissioni e riducendo i tempi di attesa anche per i ricorsi. Tutto questo per evitare quello che è successo fino al giorno prima del decreto e cioè che la richiesta di protezione internazionale e umanitaria diventasse lo strumento per una sanatoria permanente.

Può spiegarsi meglio?

Col vecchio regime il migrante arrivato non regolarmente faceva domanda di protezione internazionale e puntava almeno sulla protezione umanitaria. Ma i tempi erano lunghissimi, tra esami, ricorsi e giudizi. Così, anche dopo 4 o 5 anni alcuni giudici hanno detto: “Ormai è qui da troppo tempo, si è integrato, lavora, magari i figli vanno a scuola”. Così  le maglie della protezione internazionale sono state allargate e il permesso di soggiorno è stato concesso di frequente facendo riferimento non già alla situazione nello Stato che quel migrante aveva lasciato, bensì alla sua attuale condizione in Italia: era questa la vera violazione della legge, poiché la tutela internazionale non è lo strumento per disciplinare l’ingresso regolare nell’Unione europea.

Ha episodi di questo tipo sotto mano?

Ad esempio il Tribunale di Genova ha detto che ai fini della protezione umanitaria si deve valutare la conoscenza dell’italiano o avere un lavoro. No, non è questa la protezione umanitaria. Questo è uno stravolgimento della ratio della protezione internazionale, che è diventata di fatto e di frequente una sanatoria per legalizzare, su tutto il territorio nazionale, la presenza di migranti privi di titolo di permanenza o già denegati e riammessi al beneficio in sede di domanda reiterata, specie in contesti territoriali caratterizzati dalla diffusione del lavoro nero.

Un meccanismo fatto per aggirare il sistema degli accessi, dunque?

Esatto. E non è un caso che negli ultimi anni non sono stati fatti decreti flussi, poiché era questo il modo per entrare in Italia E rimanervi in modo stabile e regolare.

I sindaci vorrebbero invece l’iscrizione immediata in anagrafe…

Ma allora ai sindaci vorrei dire: siate chiari fino in fondo, se ritenete che la disciplina dell’immigrazione non vada bene e che  le norme attuali vadano aggirate, allora ditelo e contestare il sistema nel suo insieme. Però, badate bene, sappiate che è un sistema che vige in Italia da 20 anni, dalla Turco-Napolitano, che non è stata fatta certo dalla Lega. Ed è un sistema che è in linea con le direttive europee.

Se ne accorgono ora perché c’è Salvini?

Infatti risulta curioso e strumentale. Non più tardi di un anno e mezzo fa, precisamente nell’aprile 2017, dunque col precedente governo Gentiloni e Ministro degli Interni Minniti, a Modena si riuniscono i sindaci della provincia, tra i quali non mi risulta che ci sia alcun leghista. E sa per cosa?

Cosa?

Consegnano ai parlamentari eletti nella zona un documento in cui si lanciava l’allarme sugli arrivi incontrollati e di massa e si chiedevano risposte urgenti per accelerare i procedimenti di concessione dell’asilo o di rimpatrio.

Cioè, chiedevano quello che poi ha fatto Salvini col suo decreto?

Esatto. Vorrei capire che politica è quella che a seconda di quale sia il governo, attiva o meno la protesta o l’azione a supporto?

Ieri su Repubblica, il filosofo ed ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha supportato l’azione di protesta dei sindaci dicendo che con il decreto Salvini sono violati dei diritti alla persona irrinunciabili…

Mi chiedo se Cacciari lo abbia letto davvero. Il decreto non elimina la protezione umanitaria, ma la razionalizza e la collega a indici obiettivi: se sei fuori dallo status di rifugiato e dalla protezione sussidiaria, ma a casa tua in questa momento c’è una epidemia, o se sei gravemente malato e non puoi spostarti o ancora se sei vittima di tratta, o se hai compiuto atti di elevato valore civile, allora in tutti questi casi, ulteriori rispetto allo status di rifugiato o alla protezione sussidiaria, si possono avere permessi di soggiorno temporanei. Però, e questa è una voce importante del decreto, viene specificata bene la tipologia.

Sembra questo rigore a dare fastidio a Orlando & co?

Eppure questa è la novità del decreto perché finalmente si esce dall’arbitrio e dalla genericità e – si badi – questo facilita il lavoro delle Commissioni asilo e dei giudici. Ci si aggancia a parametri oggettivi e non più soggettivi. In questi casi ad esempio c’è il rilascio di un permesso per sei mesi che può essere rinnovato.

Meno arbitrio nella concessione dello status e sforzi per accelerare le pratiche, dunque. Perché ai sindaci non sta bene? Sembra che da difensori della legalità si siano improvvisati agit prop, coinvolgendo anche l’obiezione di coscienza… 

L’obiezione di coscienza in questo caso non c’entra un bel niente. Non ci sono gli estremi. Mi sembra una contestazione politica, che è legittima fino a quando rimane nell’alveo delle norme di legge. I sindaci per anni hanno chiesto maggiori poteri per la sicurezza urbana e questo decreto legge dà finalmente strumenti operativi a loro. Ma non è possibile che se a concedere questi poteri è Salvini e non Minniti allora non vada più bene. .

Siamo pur sempre nel Paese in cui un sindaco come Lucano, che truccava i matrimoni per concedere accoglienza, viene osannato per la sua “disobbedienza”…

Su Lucano è intervenuto anche il Tribunale del Riesame, dopo il Gip: dalle due ordinanze emerge che egli organizzava falsi matrimoni, tra l’altro individuando persone anziane per sanare la posizione di migranti giunti a Riace in modo irregolare. Ora, bisogna dire che il fine non giustifica i mezzi. Le norme del nostro ordinamento sono norme di civiltà e non consentono di utilizzare mezzi illeciti per raggiungere un fine ipoteticamente buono. Il comportamento di Lucano è stato censurato persino da chi  gestiva l’immigrazione all’Interno con gli esecutivi di prima. Il prefetto Morcone, capo dipartimento del settore con i precedenti ministri, oggi responsabile del Cir (Centro Italiano Rifugiati) non è favorevole alla politica dell’attuale governo, ma anche lui ha censurato come del tutto fuori legge le condotte di Lucano.

Andrea Zambrano

5 gennaio 2018

http://www.lanuovabq.it/it/incoerenti-il-giudice-bacchetta-i-sindaci-ribelli