Comolli

La Nuova Bussola Quotidiana, 13 settembre 2017

Suore scozzesi, un’altra leggenda nera

Orrore! Trovata a Lanark, Scozia, una fossa comune coi corpi di quattrocento bambini affidati alle Suore della Carità di san Vincenzo! Questi i titoli dei giornali, che non mancavano di far riferimento al «precedente» irlandese dell’orfanotrofio di Tuam. Qui lo scandalo era peggiore: ottocento corpi in un arco di tempo di quarant’anni, dal 1926 al 1961. Invece, a Lanark, i corpi sono la metà e il periodo va dal 1864 al 1981: più di un secolo.

Ma per il ritrovamento scozzese valgono, e a maggior ragione, le considerazioni che emersero a proposito di quello irlandese dopo che i giornali ebbero smesso di gridare. Ecco qui. Sul retro dell’istituto Mother and baby Home, tenuto dalle suore francesi di Nôtre Dame du Bon Secours (tutte dotate di diploma di infermiera e ostetrica) c’era un cimitero per  bambini. Non era affatto una fossa comune, perché ogni decesso era stato debitamente certificato. I morti erano tanti? Sì, ma il periodo comprendeva anni in cui la mortalità infantile irlandese era altissima. Più alta ancora, ovviamente, tra i poveri e gli orfani. Moltissimi bambini erano morti per tubercolosi, contro cui non c’era a quel tempo rimedio. Dato l’affollamento, poi, un bambino che arrivava malato ne contagiava altri. Tutti gli istituti e anche gli ospedali, infine, avevano a quei tempi un piccolo cimitero privato.

Per quanto riguarda il caso scozzese, se ne stanno occupando inchieste del «Sunday Post» e della Bbc. I resoconti giornalistici, però, sono piuttosto contraddittori. Nel titolo si spara «fossa comune», termine che fa pensare alle peggiori efferatezze della pulizia etnica e politica, la mente va a Katyn e a Srebrenica. Poi, scorrendo gli articoli, si scopre che i corpi  sono stati ritrovati in ben 158 sezioni del cimitero di Lanark. Dunque, non era una «fossa comune». In una fossa comune che si rispetti i cadaveri vengono gettati alla rinfusa, invece si legge che la maggior parte dei bambini era morta per tubercolosi, polmonite, pleurite. Il che significa che c’è stato un accertamento medico caso per caso.

E’ poi appena il caso di dire che, dati i tempi, molti bambini arrivavano in orfanotrofio già denutriti e malati e che, date le latitudini, le malattie da freddo tenevano banco. Almeno di un bambino conosciamo nome e cognome (letto sui giornali, i quali l’hanno letto sulle agenzie), Francis McColl, da certificato di nascita. Abbiamo anche il certificato di morte, che testifica un’emorragia cerebrale. Insomma, un morto scozzese (cognome tipico) certificatissimo, e non si vede perché questo caso debba essere unico.

Insomma, ogni tanto spunta qualche lancio di agenzia che ignari redattori mettono in pagina con enfasi perché riguarda «malefatte» della Chiesa, la quale, si sa, non usa querelare per diffamazione. Ricordate il film Magdalene sulle cattive suore irlandesi che angariavano le povere ragazze madri? Ebbene, ecco adesso le «fosse comuni» degli orfanotrofi sempre irlandesi, o scozzesi, e sempre tenuti da suore, rispettivamente campi di sterminio e kapò. Ma nell’Ottocento, e fino a tempi recenti, una ragazza madre e povera, irlandese ma non solo, era a rischio di marciapiede.

Dove c’erano suore, queste assistevano madre e bambino. La madre poteva lasciarlo da loro, il figlio, perché venisse adottato, o portarselo via non appena trovato un lavoro. All’orfanotrofio arrivavano piccoli spesso malnutriti e già malati, che non duravano molto. E il contagio tubercolotico valeva anche per le suore. Non era solo tubercolosi, poi, ma anche meningite e influenza. In Irlanda la mortalità infantile, nel periodo considerato, era del 17% e, per forza di cose, negli orfanotrofi era superiore. In Scozia, nell’800, era anche superiore. Suggeriamo alla Bbc e al «Sunday Post» di mettersi a scavare nel retro di tutti gli orfanotrofi del Regno Unito. Non solo di quelli tenuti da suore cattoliche.

Rino Camilleri

 

13 settembre 2017

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