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Anoressia. Un male che colpisce più di 3 milioni di persone. Ecco come riconoscerlo

Sono oltre 300mila i siti “pro-ana” come quello oscurato dalla polizia e per cui una 19enne di Porto Recanati è stata denunciata per istigazione al suicidio. Vittime 600mila piccoli tra 8 e 14 anni.

Ha sollevato il coperchio su un dramma spesso dimenticato la vicenda della giovane di Porto Recanati denunciata per il suo blog pro anoressia. Tramite cui “insegnava” alle ragazzine – la maggior parte di età compresa tra i 13 e i 15 anni – a come sopravvivere con una dieta da 500 calorie al giorno, utilizzando lassativi e vomitando il cibo ingerito.

Un orrore che la polizia ha trasformato in un accusa per istigazione al suicidio e lesioni gravissime: quelle costate a una quindicenne di Ivrea, assidua frequentatrice del blog, dalla cui madre è partita la coraggiosa denuncia.

Vite mangiate: 600mila hanno tra gli 8 e i 14 anni

Mangia vite, l’anoressia, soprattutto quelle dei giovanissimi: secondo le stime più recenti a soffrirne in Italia sono più di 3 milioni di persone, il 20% delle quali sono bambini dagli 8 ai 14 anni. Oltre 8.500 i nuovi casi ogni anno: per il 95% si tratta di donne, ma il fenomeno è in crescita anche tra gli uomini. Problemi che passano inosservati, almeno all’inizio, ma che sono la prima causa di morte nei giovani tra 12 e 25 anni subito dopo gli incidenti stradali. «Appena ti svegli la mattina non mangiare. Se proprio senti il bisogno di ingurgitare qualcosa, opta per il caffè americano», scriveva l’amministratrice del blog oscurato dal commissariato di Ivrea. E ancora, tra le chat innescate online, si leggeva: «Bevi tantissima acqua ghiacciata, anche se ti stai per sentire male», «Resisti alla fame, muori di fame, anche per giorni interi».

È solo la punta dell’iceberg:online è un fiorire di siti e blog “pro-ana” (che sta per anoressia appunto), molti dei quali vengono oscurati dalla Polizia postale e dopo qualche giorno ricompaiono sotto altro nome, in cui le adolescenti in modo per lo più anonimo si scambiano consigli e postano addirittura fotografie dei loro distorti modelli fisici: ragazze scarne, con gambe ridotte ad ossa e occhi infossati. Recenti indagini hanno dimostrato poi che i siti, oltre 300mila quelli censiti, sono solo l’inizio: tramite il web le ragazzine si scambiano i numeri su Whatsapp e finiscono in chat dove possono comunicare quotidianamente, e lontano dai riflettori. Una piaga incontenibile e incontrollabile, su cui per ora mancano strategie di intervento. E anche leggi.

Leggi non ne esistono ancora, una rete di aiuto sì

Sono stati numerosi in passato i tentativi di imporre il carcere: anche il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel 2008 presentò una proposta di legge con altri due deputati dell’allora Pdl (Contento e Costa), mirata a oscurare i siti internet italiani che promuovono anoressia e bulimia (“pro-mia”). Il testo prevedeva l’introduzione del reato di istigazione all’anoressia e alla bulimia e, per chi incita alla malattia, la reclusione fino a un anno, che sarebbero diventati due se l’istigazione avesse coinvolto minori o persone prive della capacità di intendere e di volere. Si stabilivano inoltre criteri per impedire l’accesso agli stessi siti. La legge non è mai stata approvata. Su carta d’altronde giace anche la proposta bipartisan risalente al 2014, che aveva come prima firmataria la deputata Pd Michela Marzano. Si intendeva anche in questo caso introdurre il reato di istigazione all’anoressia, oltre che multe e pene da scontare in carcere.

Nel 2008 il Ministero della Salute, la Presidenza del Consiglio e la Regione Umbria hanno dato avvio a una indagine sullo stato dell’arte dell’assistenza in Italia che portasse alla costruzione di una mappa delle strutture e delle associazioni dedicate ai Disturbi del cimportamento alimentare (Dca) al fine di garantire ai cittadini affetti da tali patologie e alle loro famiglie migliori livelli di accesso e appropriatezza dell’intervento. Il censimento ha portato alla individuazione dei servizi dedicati al trattamento dei Dca sul territorio nazionale e a cui le famiglie possono rivolgersi.

Numeri utili, informazioni e documenti sono reperibili sul sito del ministero della Salute dedicato ai Dca.

Viviana Daloiso

Avvenire.it,  27 novembre 2017

 

 

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