Comolli

Avvenire, 14 febbraio 2014

Le coppie di giovani innamorati come si comportano a tavola? La domanda cade spontanea, oggi, giorno della festa di San Valentino, nobilitata anche da un’iniziativa del Papa che ha destato simpatia e anche tenerezza. Una decina di anni fa, su queste pagine, il sociologo francese Paul Aries fece una disquisizione molto interessante sul fattore comunicativo del cibo. Un articolo fulminante che mi fece prendere il treno per andare ad incontrarlo a Lione. E lui mi disse che da una ricerca sulle giovani coppie a tavola scoprì che venti anni prima ordinavano entrambi il medesimo cibo, mentre ora, tendenzialmente, ordinavano cibi diversi l’uno dall’altro. Il che, dal punto di vista psico-sociologico indicava qualcosa che portava, secondo il sociologo francese, a un impoverimento: non facevano più la medesima esperienza, almeno di fronte al gusto. Ci siamo persi di vista, dopo aver partecipato a un convegno pubblico, ma credo sarebbe pleonastico, oggi, chiedergli che ne pensa delle sedute a tavola dove entrambi sono intenti a “messaggiare” col telefonino. Si allontana sempre di più quel fare un’esperienza insieme, mentre si insinuano altri interessi, rispetto ai quali il cibo finisce sullo sfondo.

Nei giorni scorsi, all’età di 95 anni, è venuto a mancare Gabriel Axel, regista del celebre film Il pranzo di Babette, vera icona della potenza evocativa del cibo. In quel film, dove colpisce anche la bella fotografia, una piccola comunità si trova a tavola per partecipare a una cena offerta da una cuoca, Babette, che ha ricevuto una vincita. E lei decide di dare tutto per quell’evento memorabile che sconvolge i piani, ma anche i pensieri e i sentimenti di quella comunità asfittica e un poco calvinista. Mangiano e bevono gli stessi cibi e vini, guidati da un maestro, un generale, che spontaneamente li commenta con stupore. E alla fine, di fronte a una certa ritrosia, si ritrovano a provare la felicità, ma anche a ballare insieme, quasi che cibo e vino gli avessero fatto, come hanno fatto, il racconto di una corrispondenza, di una felicità ritrovata. Amore può essere la sintesi di quel racconto. Amore come stare di fronte al bello e anche al buono, quasi un rimando ad un Amore più ampio che ci ha voluti per la felicità. Per questo a San Valentino bisogna spegnere i cellulari, condividere un’esperienza, anche a tavola, e cercare, come suggerisce lo psichiatra Alessandro Meluzzi, di mettere in tavola sempre la tovaglia (e non la tovaglietta). Si cerca ciò che unisce, mai ciò che divide.

14 febbraio 2014

A TAVOLA IN COPPIA, NON PERDIAMO L’ABITUDINE

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