Comolli

In questo periodo le famiglie e gli studenti dovranno scegliere se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica nell’anno scolastico 2015-2016. Perciò dedichiamo la “Pillola di saggezza” a questo argomento affinché ogni decisione non sia frutto dell’abitudine e della fretta ma sia fondata su valide motivazioni.

Esaminiamo alcune motivazioni per avvalersi di questa possibilità che lo Stato, come stabilito dalla revisione del Concordato tra Santa Sede e Repubblica Italiana, offre ad ogni alunno. Ma prima, vogliamo premettere, un’ importante premessa che la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ha proposto nel messaggio del 9 gennaio 2015 .

“Dovrebbe essere ormai chiaro a tutti che questa scelta non è una dichiarazione di appartenenza religiosa, né pretende di condizionare la coscienza di qualcuno, ma esprime solo la richiesta alla scuola di voler essere istruiti anche sui contenuti della religione cattolica che costituisce una chiave di lettura fondamentale della realtà in cui noi tutti oggi viviamo”.

E passiamo ad esaminare alcune motivazioni per scegliere questo insegnamento.

-Prima: “I principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico italiano” (art.9,2).

1Questo significa che è impossibile comprendere la storia, la civiltà cui apparteniamo, la cultura italiana e anche la realtà quotidiana non conoscendo la religione cattolica. La letteratura, la filosofia, l’arte, la musica… sono intrise di cristianesimo come pure la nostra vita di ogni giorno: dal calendario alle feste popolari, dal nome delle vie e delle piazze ai crocefissi che incontriamo in molteplici luoghi.

-Seconda: “(lo Stato) riconosce il valore della cultura religiosa” (art. 9,2).

1La cultura religiosa agevola il ragazzo, l’adolescente e il giovane, a fondare la sua vita e la convivenza civile su valori condivisibili da tutti nel pluralismo che caratterizza la società odierna: dalla fraternità universale all’operosa solidarietà, all’amore così descritto da E. Fromm: “L’amore è l’unico vero bisogno dell’uomo, l’unica valida soluzione al problema della vita” (L’arte di amare, Mondadori, Milano 1995, pg. 12) .

-Terza: “(L’insegnamento della religione rientra) nel quadro delle finalità della scuola” (Art. 9,2).

L’insegnamento della religione cattolica dovrà avere come punto di riferimento gli obiettivi della scuola, in particolare quello di fornire agli alunni delle conoscenze da rielaborare mediante il suo ragionamento e la sua riflessione. A questo concetto riservò ampio spazio “La Dichiarazione della Presidenza della CEI del 18 febbraio 1984” al n. 13: “Nella scuola 1l’insegnamento della religione è attenzione alla peculiarità dell’ambiente scolastico, della sua natura e finalità, dei suoi metodi di ricerca e di approfondimento, dei suoi ritmi di maturazione; è capacità di inserire il messaggio cristiano non accanto, ma dentro la cultura della scuola, anche attraverso un corretto metodo di interdisciplinarità; è assumere i problemi vivi dei giovani d’oggi e confrontarsi con loro, in un dialogo non superficiale o epidermico, ma attento e costruttivo; è seguire un metodo di ricerca che non è rinuncia alle certezze della rivelazione cristiana, ma paziente cammino e ricerca seria della verità col passo a volte sicuro a volte incerto dell’uomo”. In quest’ottica, l’insegnante di religione può fare chiarezza non solo sull’identità cristiana, ma anche su quella delle altre religioni.

-Quarta: “La religione offre il giusto orientamento alla vita”, quella che papa Benedetto XVI definì la “bontà della vita” (21 gennaio 2008). 1Mostra cioè la serietà della vita come pure che ogni uomo ha un compito da realizzare. Ricordava V. Frankl: “Chi sa di avere uno scopo nella vita, un compito, ha in mano un valore che non si può uguagliare, sia dal punto di vista psicoterapeutico che dell’igiene mentale. Additare un compito ad un uomo è quanto di più adatto vi possa essere per fargli vincere ogni difficoltà interiore e ogni disgusto” (Ottimismo per vivere OK, Paoline, Milano 1994, pg. 69).

Un facile equivoco è quello di ritenere “l’ora di religione” e “la catechesi” la medesima cosa. Non lo sono, poiché il “catechismo” si appella alla fede e si rivolge a chi già sta percorrendo un cammino cristiano, “l’ora di religione”, appellandosi alla ragione, si rivolge ad ogni alunno credente, non credente, indifferente. Non a caso, il 90% degli insegnanti di religione cattolica, non sono sacerdoti o religiosi ma laici. Ma tra i due insegnamenti non c’è discordanza; ricordava san Giovanni Paolo II: “L’insegnamento della religione può essere considerato sia come una qualificata premessa alla catechesi sia come una riflessione ulteriore sui contenuti di catechesi ormai acquisiti” (Discorso al Clero Romano, 5 marzo 1981).

Il compito di educare i figli anche religiosamente è della famiglia, 1rammentando come affermò papa Francesco che “L’educazione non può essere neutra: o arricchisce o impoverisce”. Lo scegliere questo insegnamento s’inserisce nel progetto educativo che i coniugi dovrebbero portare avanti per una formazione globale della personalità umana, culturale e morale dei figli, senza nessuna imposizione ma motivato in un clima di dialogo sereno.

Un dato statistico: nell’anno scolastico 2013/14, l’88,5% degli studenti ha scelto di frequentare l’ora di religione con un calo, rispetto al dato di vent’anni fa, solo del 5%. Un’ ampia affluenza che disturba; ecco allora l’inutile polemica ben riassunta da Francesca Campana Comparini: “L’ora di religione è sempre stata una scelta facoltativa da parte degli studenti che, siamo onesti, l’hanno sempre vista come un’ora di ricreazione aggiuntiva o come la ripetizione del catechismo settimanale parrocchiale” (Corriere della Sera, 11 gennaio 2015).

1Ma noi vogliamo volare più alto. Per questo terminiamo con una profonda riflessione di F. Dostoevskji: “Scelgo la religione perché vivere senza Dio è un tormento… L’uomo non può vivere senza inginocchiarsi. Se rigetta Dio, si inginocchia ad un idolo: di legno, d’oro o immaginario, non cambia. La verità è che noi siamo idolatri, non atei” (da Un cuore debole).

23 gennaio 2015

RELIGIONE A SCUOLA

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