Comolli

Prima la crisi economica, ora anche la pressione degli immigrati rischiano di mandare in pezzi la costruzione europea. È un dato di fatto, è probabilmente la sfida più grave che l’Unione si trova ad affrontare a più di 60 anni dai primi passi per l’integrazione continentale. Davanti alle pressioni interne ed esterne, i Paesi membri dell’Unione Europea si rinfacciano l’un l’altro le responsabilità e fanno valere la logica dei confini. Il caso del Brennero con lo scontro Austria-Italia è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo, ma se il 23 giugno in Gran Bretagna nel referendum voluto dal governo prevalessero i sì all’uscita dall’Europa, sarebbe ben difficile evitare di affrontare apertamente la crisi in corso.

Non stupisce dunque che da più parti dentro e fuori le istituzioni europee si avverta la necessità di una “rifondazione” dell’Europa, un nuovo inizio. È in questo quadro che si inserisce la decisione di assegnare a papa Francesco il Premio Internazionale Carlo Magno, che dal 1950 la città di Aquisgrana consegna ogni anno a personalità – europee e non – che si distinguono per l’impegno a favore dell’unità e dell’integrazione dell’Europa. Ed è in questo quadro che va letto il discorso pronunciato ieri 6 maggio da papa Francesco nella cerimonia di consegna del premio svoltasi in Vaticano, alla presenza dei principali rappresentanti delle istituzioni europee. LEGGI