Comolli

Italia. Altro che ripresa! A crescere sono solo i poveri (anche al Nord)

Mentre il Governo Gentiloni festeggia per una crescita al di sotto della media europea che ci ha fatti salire dal 28esimo al 25esimo posto affermando che l’Italia sta uscendo dalla crisi, la realtà, rappresentata dai dati diffusi da Caritas, Fondazione Cariplo, Banco Farmaceutico e Banco Alimentare della Lombardia, si incarica di smentire tanto ottimismo.

Secondo il rapporto Caritas “Futuro Anteriore” siamo “il terzo paese dell’Unione ad aver incrementato il numero dei giovani in difficoltà, che dal 2010 al 2015 sono passati da poco più di 700 mila a quasi 1 milione. La crisi economica ci lascia un piccolo ‘esercito’ di poveri, superiore per entità a quello della popolazione di un’intera regione italiana”. Il rapporto mostra inoltre che in Italia anche nel 2016 si è registrato un incremento dell’incidenza della povertà: in uno stato di grave povertà vivono 4 milioni 742 mila persone. Un dato che se confrontato con quello di dieci anni fa, in termini percentuali, fa registrare un incremento del 165,2% del numero dei poveri. Quattro le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni); i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da “operaio e assimilato”; le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti. Sono i giovani e i bambini, però, a pagare il prezzo alto: entro il 2030, se le cose non cambieranno, i giovani diventeranno autonomi a 48 anni. Anche il “ricco” Nord rivela una tragica realtà: qui secondo l’Istat Lombardia, la povertà assoluta dal 2008 al 2016, è cresciuta (+153%) più che nella media italiana (124%). A farne le spese, secondo diversi dati diffusi in questi giorni, famiglie, anziani e minori.

La Fondazione Cariplo rivela che a Milano un bambino su 10 è in condizioni di povertà assoluta e, guardando al trend degli ultimi anni la situazione sembra destinata a crescere. La cifra è stata diffusa alla presentazione del progetto “QuBì, Quanto Basta”: una ricetta per contrastare la povertà dei minori in città; una povertà che riguarda migliaia di famiglie che faticano a provvedere ai bisogni fondamentali, dall’accesso a una alimentazione adeguata per i loro figli, fino a mancate opportunità educative e di crescita. Fondazione Cariplo, Fondazione Vismara, Intesa Sanpaolo hanno già messo a disposizione un totale di 20 milioni di euro (rispettivamente 12 mln, 5 mln, 3 mln); la novità sul fronte della raccolta fondi sono i 300 mila euro messi a disposizione poche settimane fa da Fondazione Fiera Milano. “Il prossimo obiettivo di QuBì, Quanto Basta, – è stato spiegato – è stabilire se ci sono e quante sono le famiglie con minori in povertà assoluta che non ricevono trasferimenti pubblici e sono quindi ancor più a rischio.  Circa il 90% dei nuclei familiari con minori raggiunti da almeno una misura è sotto alla linea di povertà assoluta”. Il rapporto annuale del Banco Farmaceutico ha diffuso un dato nazionale attraverso il quale rileva che almeno 580mila persone hanno chiesto farmaci agli enti caritativi, il 4% in più rispetto al 2016. Tra i poveri assistiti, oltre all’aumento degli stranieri (+6,3%), va rilevato quello dei minorenni (+3.2%).

Il rapporto del banco alimentare della Lombardia diffuso nell’ottobre dello scorso anno segnalava che complessivamente in Lombardia ci sono oltre 670mila persone indigenti, di questi uno su due è italiano, uno su tre è minore uno su quattro si trova a Milano. E il rapporto diffuso quest’anno, riferito al 2016, conferma che le cose non sono migliorate: In Lombardia 208.882 persone (una su tre di quelle definite indigenti) mangiano grazie ai pacchi del Banco Alimentare mentre nel capoluogo sono 54.237, il 25% del totale Lombardia. In Lombardia circa 65mila tra bambini e adolescenti ricorrono ai pasti donati dal Banco. Solo a Milano sono 13mila i minori in questa situazione. La metà dei poveri sono immigrati, l’altra metà è italiana.

A livello regionale in Lombardia ci sono oltre 2 milioni di anziani con più di 65 anni su 10 milioni di abitanti. Si può stimare che le persone anziane (maggiori di 65 anni) non autosufficienti e/o fragili siano circa 380.000 e che almeno 60.000 persone non autosufficienti o fragili fanno riferimento per la loro assistenza ai soli famigliari. Nei prossimi anni questa cifra è destinata ad aumentare in modo drammatico. Già oggi il costo di una RSA, a Milano il costo è intorno ai 100 euro al giorno, poco meno nel resto della regione, non è alla portata di tutti e, in futuro, la situazione non potrà che peggiorare ancche in considerazione dell’aumentare dell’aspettativa di vita. Cosa succederà quando la cosiddetta “generazione 1.000 Euro” invecchierà? Quella generazione che, a differenza dei propri genitori, non ha potuto o voluto acquistare una casa e conta di vivere tutta la vita in affitto e che quindi, non avrà un appartamento da poter vendere se dovrà trasferirsi in una RSA? Quella generazione che si sente spinta a non fare figli a causa della propria precarietà e quindi non avrà qualcuno che potrà sostenere i costi, sanitari e non? Alla fine della propria vita lavorativa (che, continuando a ritardare il momento della pensione rischia di corrispondere alla fine della vita biologica) con una pensione di 500 euro al mese come potranno provvedere alla propria salute e alla propria sopravvivenza?

Alessandro Cornali

www.loccidentale.it, 19 novembre 2017

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