Comolli

LIBERTA’

La libertà” affermava Don Chisciotte della Mancia rivolgendosi al suo scudiero Sancho Panza: “è il bene più grande che i cieli abbiano donato agli uomini”. Poi continuava: “i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non la possono eguagliare; e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita” (collana “BUR”, 2008, pp. 1328). Gli faceva eco il filosofo E. Mounier affermando che se “l’uomo non ama la propria libertà più di ogni altra cosa al mondo nulla egli detesta di più” (Che cos’è il personalismo? AVE, Roma 2014, pg. 82). Una frase che ribadisce contemporaneamente la rilevanza  della libertà come pure la sollecitudine che la persona deve possedere per “essere se stessa”.

Il vocabolo “libertà” è continuamente presente nei nostri discorsi ed investe l’aspetto personale, societario, politico, culturale e religioso. E’ un termine che risuona con insistenza ma spesso è male interpretato o parafrasato, e i più ritengono che si esprima nel compiere “quello che si vuole”, esaltando il diritto dell’uomo a non essere ostacolato nelle proprie azioni e  nella realizzazione dei propri desideri.

Siamo intensamentge influenzati dal pensiero negativo di J. P. Sartre che sosteneva: “Per la realtà umana essere vuol dire scegliersi: niente viene dal di fuori, né tanto meno dal di dentro, che essa possa ricevere o accettare. La realtà umana non può ricevere i suoi fini né dal di fuori né da pretesa natura interna. Essa li sceglie e basta; e con questa conferisce loro un’esistenza trascendente” (L’essere e il nulla, Il Saggiatore 1975, 535). Per questo filosofo la libertà si concretizza nell’atto che la persona compie, privo di qualunque retroterra metafisico. Esaltava, dunque, una libertà individuale da stimare come valore “unico” e “assoluto”, svincolata dalla legge naturale e dalle normative etico-morale ritenute oppressive e repressive. Ma la decantazione della libertà individuale, a volte accompagnata dal relativismo culturale e separata dal fondamento metafisico, o si autodistrugge o si trasforma in strumento di lotta in cui prevale “la legge del più forte” come insegnava anche F. Nietzsche,  che riteneva l’io soggettivo unicamente “una favola, una finzione, un gioco di parole” (Crepuscolo degli idoli, Mondadori, Mi 1975, pg. 72).  Queste ricusabili e insoddisfacenti visioni applicate, ad esempio, alla bioetica manifestano che quando la vita è fragile o bisognevole di cura (feto, malato terminale, handicap grave…) turba i propri equilibri, la soppressione (aborto e eutanasia) è stimata legittima ed anche “una scelta di libertà”.

Chi tramuta la libertà individuale “in valore assoluto” si reputa “esonerato” dalle regole, dalle prescrizioni, dalle norme di convivenza societarie, dalle tradizioni o usanze di un determinato gruppo. La confusione, che spesso si trasforma in anarchia, che accerchia questo vocabolo fa ritenere a molti che l’egoismo, l’individualismo, la maleducazione, la cafonaggine e l’arroganza siano sinonimi di libertà. Questi abusi e interperanze, oltre che ridurre e nenomare la libertà, si traduce nel “conformismo appiattito verso il basso”. Ciò lo osserviamo prevalentemente nei ragazzi, negli adolescenti e nei giovani. Un esempio è il loro “abbigliamento omologato” composto di jeans più o meno attillati e scoloriti, scarpe da ginnastica d’inverno e ciabatte infradito nella stagione calda; non scarseggiano, poi, orecchini multipli, pirsing e un taglio di cappelli all’unisono. Il tutto, accompagnato da un linguaggio zeppo di volgarità. Anche l’amore, o meglio “il sesso libero”, assume nella loro visione una espressione di libertà. E loro, si ritengono, liberi!

L’ autentica libertà è altro essendo imprescindibilmente accompagnata dalla verità e dalla responsabilità.

La verità

L’amante della libertà ricerca la verità, approfondendo e confrontandosi per poi formarsi il “suo giudizio”, non quello degli altri o quello imposto dai new media o da taluni opinionisti che cercano di “omologare la cultura”.  Affermava con ironia W. Churchill: “Una bugia può fare il giro di mezzo mondo prima che la verità si sia infilati i pantaloni”. E papa Francesco precisa: “Viviamo in una società dell’informazione che ci satura indiscriminatamente di dati, tutti allo stesso livello, e finisce per portarci ad una tremenda superficialità al momento di impostare le questioni morali. Di conseguenza, si rende necessaria un’educazione che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione  nei valori”  (Evangelium gaudium n. 64). In altre parole: chi ama la verità non compra nulla a scatola chiusa!

Per il cristiano il riferimento è anche la “nuova libertà” insegnata dal Signore Gesù: “Se rimarrete fedeli alla mia parola, sarete veramente miei discepoli; conoscere la verità, e la verità vi farà liberi” (Gv. 8,31). Commenta il biblista B. Maggioni: “Il verbo al futuro (sarete liberi) mostra che la libertà è un punto di arrivo, e segna lo stacco tra il prima (una vita di schiavitù) e il dopo (una vita nella verità e nella libertà). La libertà di Gesù non è già nell’uomo, ma va accolta e costruita, e segna la differenza fra l’uomo vecchio e l’uomo nuovo. E la libertà evangelica si radica nella parola di Gesù, cioè nella sua rivelazione” (Il racconto di Giovanni, Cittadella Editrice 2006, 173). Dunque, l’uomo è libero, nella misura che si avvicina alla verità, la riconosce e la fa propria.

La responsabilità

La libertà, inoltre, esige la responsabilità, riconoscendo che la rivendicazione dei propri diritti deve procedere parallelamente con il riconoscimento di quelli degli altri. E’ intollerabile esaltare “diritti soggettivi” scordando i doveri dell’ “io” personale verso il “tu” comunitario poiché nessuno è un bene “solo per se stesso”. Ognuno è indissolubilmente unito agli altri, dipendendone in vari modi; e la nostra realizzazione avverrà unicamente con la loro collaborazione. Siamo nati tutti nudi, bisognosi dell’altro, dipendenti totalmente da chi appagava e appaga anchee oggi  i nostri bisogni e le nostre necessità. E’ sufficiente rammentare le molte persone che operano ogni giorno per noi e i tanti ai quali dobbiamo riferirci in ogni circostanza. Reputare la  responsabilità, nemica della libertà, è un autentico paradosso poichè da soli, non potremmo garantirci nessun diritto. Rammentava il filosofo J. F. Malherbe riferendosi all’esercizio della libertà priva di responsabilità: “il paradosso dell’autonomia (intesa come assenza di responsabilità) è che l’autonomia non è niente, se non è reciproca. In altre parole, non c’è autonomia possibile al di fuori di un contratto sociale che ne garantisca l’esercizio. Da solo, infatti, non potrei garantirmi nessun diritto” (I comitati etici in ospedale, Paoline, Cinisello Balsamo – Mi 1988, pg. 44).

Il nocciolo del problema è dunque il bene etico che orienta la libertà nei confronti della dimensione umana e sociale globale. Riferiamoci alle tematiche riguardanti la vita, il rispetto di questa precede il diritto alla libertà poichè per “essere liberi” è indispensabile “essere vivi”. Dunque, la vita, precede la libertà!

Nel contesto cristiano la libertà assume un significato più ampio, consentendo la totale adesione alla volontà di Dio che invita l’uomo alla salvezza e alla costruzione di un mondo migliore e più fraterno. Non temiamo, dunque, di fissare lo sguardo sul Signore Gesù per comprendere sempre meglio il genuino e l’autentico “significato” e “contenuto” della libertà. Riusciremo a non lasciarci incatenare dai mille lacci che la società sta apponendo alle nostra caviglie per privarci della pace del cuore, l’unica che concede di scrutare il domani con speranza e con ottimismo.

Da ultimo, non possiamo scordare, come più volte richiamato da papa Francesco la “libertà religiosa” che va difesa strenuamente dato che “a volte si manifestano autentici attacchi alla libertà religiosa in nuove situazioni di persecuzione dei cristiani, le quali, in alcuni Paesi, hanno raggiunto livelli allarmanti di odio e di violenza” (Evangelii gaudium n. 61). Monsignor Tommaso Zeng Jingmu, vescovo emerito della diocesi di Yujiang, nella provincia di Jiangxi, in Cina, deceduto il 2 aprile 2016  all’età di 96 anni ne è un esempio tra i molti. È stato in carcere, a più riprese, per 30 anni a causa delle sua fedeltà a Cristo e alla Chiesa di Roma.

Ammoniva il filosofo greco Tucidide: “La felicità dipende dall’essere liberi ma la libertà dipende dall’essere coraggiosi”.

 

22 aprile 2016

“VERITA'” e “RESPONSABILITA'” inseparabili dall’autentica “LIBERTA'”!

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