Comolli

Il rapporto Tarabella è stato approvato ieri mattina dal Parlamento Europeo con 441 voti a favore, 205 contrari e 52 astensioni.
I cicloni tropicali si formano sull’Atlantico, vicino all’Equatore. Quelli che riguardano la vita nascente e l’ideologia di genere si formano a Bruxelles e poi si spostano in tutta Europa seminando morte e distruzione. In questa settimana sono due gli appuntamenti chiave che vedranno impegnati gli eurodeputati al Parlamento europeo. Ieri il voto sul “Rapporto sull’eguaglianza tra donne e uomini nell’Ue-2013» presentato dall’eurodeputato belga Marc Tarabella di area socialista. Un passaggio della sua relazione recita testualmente: «Il Parlamento europeo […] insiste sul fatto che le donne debbano avere il controllo dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole alla contraccezione e all’aborto; sostiene pertanto le misure e le azioni volte a migliorare l’accesso delle donne ai servizi di salute sessuale e riproduttiva e a meglio informarle sui loro diritti e sui servizi disponibili. […] Si tratta di una questione di sanità pubblica», continua il testo, «e di rispetto del diritto fondamentale delle donne sul proprio corpo».

I Popolari, fedeli alla loro tradizione delle convergenze parallele, hanno fatto sapere che voteranno contro il paragrafo incriminato, ma se questo comunque dovesse passare, lasceranno libertà di coscienza per il voto finale all’intero testo della relazione perché in questa – così fanno sapere – ci sono anche cose buone. Come a dire: non uccidere i bambini, ma se uccidi e intanto aiuti qualcun altro allora hai la mia benedizione.

Il 12 marzo invece dovrà essere votato il “Rapporto annuale sui diritti umani e la democrazia nel mondo 2013 e la politica Ue in materia”, proposto dal nostro connazionale Pier Antonio Panzeri del Pd. Qui i passaggi da mal di pancia sono più di uno e riguardano ancora un presunto diritto di aborto e la tutela delle rivendicazioni del mondo omosessuale. In merito al primo punto il rapporto chiede «un accesso ai diritti sessuali e riproduttivi». Il significato di questa espressione viene esplicitato più avanti: «diritto all’accesso ad una pianificazione volontaria della famiglia e all’aborto legale e sicuro». L’aborto secondo Panzeri è «un aspetto fondamentale dell’uguaglianza tra uomo e donna, […] trova il suo fulcro nei diritti umani fondamentali ed è un aspetto della dignità umana». Inoltre l’europarlamentare tiene a precisare che «i servizi di pianificazione familiare, la salute materna e l’aborto sicuro sono fattori importanti per salvare la vita delle donne e che negare l’aborto salvavita comporta una grave violazione dei diritti umani». Attenzione bene. L’aborto non serve solo a salvare la vita della donna quando c’è una gravidanza non voluta. Ma la salva a prescindere. Infatti più avanti leggiamo che miracolosamente «l’accesso universale ai diritti per la salute sessuale e riproduttiva […] è una precondizione per combattere il femminicidio». L’aborto come panacea di tutti i mali, pure per il femminicidio.

L’eurodeputato poi «sottolinea la necessità di porre queste politiche al centro della cooperazione allo sviluppo con i Paesi terzi». Cioè a dire: se voi Paesi in via di sviluppo non vi adeguate al credo abortista e contraccettivo, non riceverete aiuti dall’Europa. Panzeri non parla solo di aborto ma anche di teoria del gender. Il rapporto «incoraggia le istituzioni dell’Ue e gli Stati membri a contribuire ulteriormente alla riflessione sul riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso o dell’unione civile tra persone dello stesso sesso come una questione di diritti politici, sociali, umani e civili». Poi l’eurodeputato trae le conseguenze da questo enunciato di principio e «considera deplorevole il risultato del referendum croato del dicembre 2013 che ha approvato un divieto costituzionale di parificazione dei matrimoni omosessuali con quelli eterosessuali». Stesso giudizio negativo per un referendum simile svoltosi in Slovacchia a febbraio. Il rapporto inoltre «ritiene deplorevole che nella ex Repubblica iugoslava di Macedonia un disegno di legge costituzionale che vieta il matrimonio tra persone dello stesso sesso è attualmente all’esame in Parlamento; sottolinea che tali iniziative contribuiscono a un clima di omofobia e di discriminazione; […] ritiene che i diritti fondamentali delle persone Lgbt hanno più probabilità di essere salvaguardati se questi ultimi hanno accesso a istituti giuridici quali la coabitazione, l’unione registrata o il matrimonio».

In merito al cosiddetto diritto d’aborto, il 10 dicembre 2013 il Parlamento europeo già si era espresso chiaramente bocciando la relazione Estrela su salute e i diritti sessuali e riproduttivi. Al suo posto gli europarlamentari avevano adottato una risoluzione la quale prevedeva che «la formulazione e l’applicazione delle politiche in materia di salute sessuale e riproduttiva e relativi diritti nonché in materia di educazione sessuale nelle scuole è di competenza degli Stati membri». Quindi ogni Stato è sovrano in questa materia, non l’Unione europea. E se ogni nazione deve decidere in piena autonomia sul tema aborto, lo stesso si può e lo si deve dire sul tema omosessualità e matrimonio. Affermare il contrario sarebbe una ferità al principio di sovranità nazionale e a quello di sussidiarietà. Appare quindi grave la presa di posizione dell’onorevole Panzeri su Croazia, Slovacchia e Macedonia, sia perché configura un’ingerenza indebita in affari interni di queste nazioni, sia perché, in modalità diverse, tali iniziative politiche hanno una matrice democratica, cioè volute dal popolo.

La Federazione delle associazioni familiari europee (Fafce) in collaborazione con Citizen.GO lancia anche questa volta una petizione on line per bloccare questi due documenti.

 di Tommaso Scandroglio

La Nuova Bussola Quotidiana 10-03-2015

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