Comolli

Tempi.it, 16 luglio 2017

E se sulla crisi migratoria avesse ragione Gad Lerner?

Siamo un grande paese europeo e cristiano? Dimostriamolo, saliamo a bordo, cazzo! Servono soldi, un ceto politico coraggioso, determinato a sbaragliare demagoghi e toni da apocalisse.

E se avesse ragione Gad Lerner? Questa è grossa, e me ne scuso, ma non si può escludere. Mettiamola così. La lagna con l’Europa non funziona. I tedeschi ospitano milioni di immigrati e li integrano per quanto è possibile e cercano di far funzionare la macchina. I francesi hanno un islam maghrebino postcoloniale e migratorio che è un paese nel paese, e non si lagnano con Bruxelles, nonostante il terrorismo sull’asse Belgio-Parigi. Non parliamo degli olandesi, con Rotterdam sulla quale torreggia il campanile del muezzin, o degli svedesi, in proporzione. Gli spagnoli gli sparano, sebbene anche loro ne ospitino una quantità, hanno un confine storico, geografico e antropologico friabile, fanno diga alla frontiera.

Siamo in grado di fare lo stesso? No. Sparereste a un tizio che sbarca lungo le nostre coste, a una donna incinta, a una masnada di bambini laceri? No che non lo fareste. Li arrestereste tutti per rispedirli non si sa dove senza aver accertato perché sono fuggiti? No che non lo fareste. Circondereste il Bel Paese di filo spinato, alla Orbán? Sono i sogni o gli incubi affabulatori che disegnano questo scenario, la realtà insegna altro.

E se avesse ragione Gad Lerner? Lo stato è lì per questo. Prende in mano la situazione uscendo dall’ambiguità. Ci vorranno anni e anni per vincere il contrasto con quello che il mio amico Zerlenga chiama soft jihad, ci vorranno decenni per armonizzare gli ingressi in Europa, per spostare le frontiere più in là, per convincere i riottosi che solo una violenza incomparabilmente superiore, di tipo economico, diplomatico, tecnologico, politico e militare è in grado di difendere dalla tendenza al suicidio le nostre società occidentali imponendo i nostri criteri di civilizzazione, gli unici e finali, al mondo che è tuttora fuori dallo sviluppo, dalla libertà civile e dalla pace. Nel frattempo, tempo lungo, non ci resta che far fronte.

Supereremo anche questa crisi
Siamo esposti per migliaia di chilometri di coste, immersi nel casino mediterraneo, a un passo da guerre e carestie e fame, siamo sulla via. Non è cosa da Organizzazioni non governative e da corridoi umanitari benevolenti mascherati. È cosa per noi contribuenti, per noi cittadini, per noi italiani. È la questione speciale del secolo, e va risolta con quattrini, strutture efficienti, controllo centralizzato, con uno slancio nazionale che non prevede l’alternativa dell’infame chiacchiera xenofoba, della chiusura, della propaganda popolaresca per un pugno di voti da sfruttamento della paura.

Siamo un grande paese europeo e cristiano? Dimostriamolo, saliamo a bordo, cazzo! Servono soldi, un ceto politico coraggioso, determinato a sbaragliare i demagoghi, a liberarsi dai toni della piccola apocalisse quotidiana e dallo smarrimento filisteo.

Dio ci ha dato l’Italia com’è, e la nostra cultura ha fatto il resto. Fare fronte non è un’opzione tra le altre, è la scelta nazionale necessaria. Su questo si fa una classe dirigente, altro che aiutiamoli a casa loro, che è pure giusto ma elusivo del vero problema davanti noi. Cominciamo ad avere una certa esperienza dell’intreccio tra chiacchiera politica e mezze misure, delle procedure lagnose che oscurano il cielo limpido di anni di operosità accogliente di poteri pubblici, corpi dello stato, volontari e società civile. Decenni fa ci fu la crisi dell’Albania, l’abbiamo superata. Supereremo anche la crisi subsahariana e islamica.

Un po’ di furbizia non guasta, ma contano le risposte dignitose, che fanno funzionare le cose e le sottraggono alla piccola corruttela, ai profittatori del marasma, ai tribuni della penosa italianità rinunciataria.

Retorica accogliente a parte
E se avesse ragione Gad Lerner? Bè, per lo meno pensiamoci. Le cose che ha detto a Maurizio Crippa del Foglio, retorica accogliente a parte, sono un caso di chiarezza macroniana in terra straniera. È stato un nemico della Fallaci per quanto di buono la Fallaci ebbe da dire, è un rètore di un’Europa senza viscere e spesso senza cervello, ma la nazionalizzazione definitiva del problema migratorio è l’altra faccia del solitario jihad giudaico-cristiano predicato da Camillo Langone. Non ci resta che domandarci se stavolta non abbia ragione lui.

Giuliano Ferrara

 

16 luglio 2017

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