Comolli

Fonte: La Giaceta

Per Google è vietato parlare di diversità uomo/donna

 La dittatura gender ha il pieno controllo di Google.

Abbiamo già scritto diverse volte di come l’azienda della Silicon Valley, insieme a Twitter, Facebook e così via, sia ormai diventata la longa manus del Grande Fratello del XXI secolo.

La vicenda che qui segnaliamo ne è la riprova.

Nei giorni scorsi i media hanno diffuso la lettera di un ingegnere dipendente di Google, tale James Damore, il quale chiede alla sua azienda di promuovere maggiormente la diversità. Il che apparentemente potrebbe sembrare l’ennesimo slogan a favore di tutti i possibili tipi di gender immaginabili. E invece no. Quello che Damore auspica è la valorizzazione della diversità uomo/donna. 

Nella lettera scrive che le cosiddette politiche di pari opportunità (altro lessico della neolingua che serve a sponsorizzare il femminismo), come ad esempio le celebri “quote rosa”, non tengono conto della diversità psico-biologica esistente in natura tra maschio e femmina.

Insomma, se in Google, così come in altre industrie tech mancano donne ai posti di comando, non è per discriminazione, ma semplicemente perché il sesso femminile è costitutivamente meno portato a questo genere di lavori.

Attenzione. Damore non dice che le donne non dovrebbero lavorare o che andrebbero escluse da certi tipi di lavoro. Afferma solamente che – come del resto dimostrato magistralmente dal ben noto “Paradosso norvegese” è inutile imporre quote femminili per certi incarichi, magari a scapito di uomini che, a parità di titoli e competenze, sono più interessati, perché molte donne in quei posti non ci vorrebbero comunque andare.

Chiaramente, aver detto con tale nettezza la pura e semplice verità (oltre al fatto di aver denunciato le tendenze sinistrorse di Google e le politiche volte a favorire a prescindere le minoranze o presunte tali) non poteva passare liscio.

Damore è stato prontamente licenziato perché quanto da lui scritto non corrisponde ai valori che guidano l’azienda.

Ne deduciamo dunque che, per Google, sostenere pacatamente che le attitudini naturali degli uomini, generalmente (e sottolineiamo generalmente) consentono loro di diventare programmatori migliori, sarebbe discriminatorio. Ritenere che le donne, generalmente (e sottolineiamo sempre l’avverbio generalmente) abbiano una maggiore predisposizione naturale ai sentimenti, all’estetica e ai lavori in ambito sociale e artistico, sarebbe un’offesa alla sensibilità femminile. Una colpa talmente grave da causare il licenziamento (così da mettere in crisi un intero nucleo familiare…). Discriminatorio sarebbe dire che gli uomini pensano più all’ambizione e alla leadership e che le donne sono più interessate alle persone.

Potremmo continuare a lungo. Nel Nuovo Mondo orwelliano, di cui Google fa parte, proclamare la verità scientifica della differenza e complementarietà tra uomo e donna (alla faccia di tutte le fallaci elucubrazioni dell’ideologia gender) è vietato. È un crimine.  

Eppure, sono la scienza, la medicina, la biologia e la psicologia a dimostrare l’infondatezza delle teorie gender e a ribadire l’ovvio: maschietti e femminucce, uguali in dignità, sono diversi tanto nel fisico, quanto nel cervello. E proprio per questo, unendosi, possono dar vita a un nuovo essere umano e vivere insieme aiutandosi reciprocamente.

Ma andatelo a spiegare a Google…

 

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